Dedicata a Monselice in età preromana, dal Neolitico alla fine dell’età del Ferro, circa tra il 5000 e il 200 a.C.

L’intensa attività di ricerca archeologica svolta nel territorio di Monselice a partire dalla fine dell’Ottocento ha consentito di individuare segni di frequentazione umana fin da epoche molto antiche. In particolare il territorio di Monselice è stato scelto dalle comunità neolitiche per insediamenti a carattere abitativo-artigianale almeno dal V millennio a.C., le cui tracce più significative sono state individuate tra le pendici di monte Castello e via Valli.

La successiva età del Rame, in cui si diffondono l’uso di questo metallo e le relative conquiste sociali e culturali, è testimoniata dal rinvenimento di reperti ceramici e litici dalla periferia sud di Monselice a quella nord di Pozzonovo.

Di notevole interesse sono poi i dati riferibili all’età del Bronzo, ben rappresentata, in tutte le sue fasi da resti di infrastrutture e testimonianze di attività artigianali.

Nel corso dell’età del Ferro la frequentazione di questo territorio pare contrarsi, anche a causa di fenomeni ambientali-idrogeologici, per poi riprendere almeno dal V secolo a.C., come esito della fase espansiva di Este, uno dei più importanti centri urbani dei Veneti antichi.

Approfondimenti

Il neolitico e l’eneolitico a monselice. Gli scavi di via valli.

Nel Neolitico (5000 a.C.) il gruppo umano stanziatosi presso le ultime propaggini sud-occidentali del monte Castello e presso l’area di via Valli comincia a dedicarsi all’agricoltura (cereali e leguminose) nella pianura circostante il sito e all’allevamento di buoi, caprovini e suini. Le attività di caccia, pesca e raccolta, proprie delle epoche precedenti, continuano ad essere svolte, ma con minore intensità. Le testimonianze conservate non consentono di proporre un’idea dello spazio domestico né tantomeno dell’organizzazione dell’insediamento: si tratta infatti di limitate e discontinue tracce di canalette, fosse, buche di palo.

Sono invece ben attestate da numerosi reperti la produzione di vasellame ceramico e di strumenti litici, quasi esclusivamente in selce di scaglia rossa dei Colli Euganei. Nonostante la presenza di pochi elementi litici e ceramici, databili al Neolitico antico, l’abitato di via Valli va culturalmente riferito al Neolitico recente, nella seconda metà del V millennio a.C.

Durante l’età del Rame (Eneolitico) il territorio di Monselice continua ad essere popolato, ma la conoscenza di questo periodo è ancora molto frammentaria. Si registrano tracce di insediamento su dosso in area fluvio-palustre (Monselice-località Vetta) e su sponde lacustri (Arquà-Laghetto della Costa).

L’età del bronzo antico e medio. Le palafitte del laghetto della costa.

In Italia settentrionale le comunità dell’età del Bronzo dimostrano di avere acquisito un notevole bagaglio di conoscenze tecniche parallelamente all’introduzione della nuova metallurgia del bronzo (lega rame-stagno), che ha contribuito alla formazione di diversi gruppi specializzati organizzati in una società a struttura gerarchica.

Tale articolata organizzazione sociale si riflette anche nella nuova e complessa modalità insediativa che caratterizza il periodo: gli abitati “palafitticoli”. Rientra pienamente in questo panorama il sito umido del Laghetto della Costa, posto al confine tra i territori di Arquà Petrarca e Monselice, inserito nel patrimonio dell’Unesco nel 2011. Nel sito, rimasto attivo nell’antica e media età del Bronzo (2100 – 1350 a.C.), sono stati riconosciuti tre distinti nuclei di insediamento organizzati con differenti soluzioni abitative: su impalcato aereo o su bonifica di pali.

Caccia, pesca e raccolta integrano un’agricoltura prevalentemente cerealicola, che si avvale dell’uso generalizzato dell’aratro, e l’allevamento stanziale. Le principali attività artigianali qui documentate sono costituite dalla produzione ceramica, dalla lavorazione dell’osso-corno, dall’industria litica e dall’attività metallurgica (crogioli, ugelli e forme di fusione). I manufatti rinvenuti hanno evidenziato che il sito del Laghetto della Costa, sebbene posto ai margini sud-orientali dei Colli Euganei, era allora coinvolto nei principali traffici dell’Italia settentrionale e ha potuto giovarsi di vari influssi culturali, principalmente provenienti dall’area gardesana e dall’arco alpino, grazie alla vicinanza di un antico ramo del fiume Adige che attraversava Montagnana ed Este.

L’età del bronzo recente. Gli insediamenti di marendole, della rocca e di via vetta-canale desturo.

Durante il Bronzo recente (1350 – 1150 a.C.) nel territorio euganeo inizia un nuovo vivace ciclo di popolamento, caratterizzato da influssi culturali, e probabilmente anche apporti etnici, dall’area peninsulare adriatica, che coinvolgono l’intero Veneto centro-orientale in una congerie culturale ancora più ampia. Vengono occupati i versanti dei Colli affacciati sulla pianura e i dossi lungo l’antico corso del fiume Adige.

Un importante sito di riferimento per questo periodo è Marendole, tra Baone e Monselice. Gli scavi ottocenteschi qui eseguiti testimoniano la presenza di fondi di capanna con focolari e fosse di scarico da dove proviene un’abbondante documentazione materiale che si riferisce prevalentemente a ceramica di uso domestico (doli e olle decorati, tazze e scodelle). Da questo sito proviene anche un’importante testimonianza della prima metallurgia del bronzo, un’ascia piatta con margini lievemente concavi e rilevati, utilizzata per il taglio e la lavorazione del legno.

Altri significativi reperti e testimonianze della presenza di ulteriori insediamenti pertinenti al Bronzo recente provengono dalla Rocca di Monselice e dalle sue pendici (chiesa di San Biagio e chiesa di San Paolo) oltre che dalla zona di via Vetta-canale Desturo, dove originariamente, in prossimità del fiume Adige o di un suo ramo principale, doveva trovarsi un esteso abitato delimitato da argini e fossati.

I veneti antichi.

Nel corso del primo millennio a.C., in una vasta area dell’Italia nord-orientale, fiorisce la civiltà dei Veneti antichi. Grazie alle favorevoli condizioni del territorio, ricco di risorse naturali, di fiumi navigabili e di pianure coltivabili, e alla vivace attività dei suoi artigiani specializzati, questo popolo ha sviluppato una cultura articolata, un complesso mondo sociale, ideologico e religioso, rappresentando così un interlocutore privilegiato per le popolazioni confinanti (come Etruschi e tribù celtiche transalpine).

La posizione strategica, affacciata all’arco adriatico e facilmente raggiungibile attraverso i principali passi alpini, ha permesso ai Veneti di giovarsi del contributo di apporti culturali esterni anche a più ampio raggio, in particolare dal mondo greco e vicino-orientale. I Veneti hanno saputo raggiungere in poco tempo forme di organizzazione tipicamente urbana, come dimostrano i rinvenimenti dai loro principali centri, quali Este e Padova, almeno dal VI secolo a.C., epoca alla quale risalgono anche le prime testimonianze scritte in lingua venetica.

A pochi chilometri da Monselice, il Museo Archeologico Nazionale di Este ospita i materiali archeologici più rappresentativi della cultura dei Veneti antichi. Tra questi anche una stele funeraria rinvenuta a Monselice, a Ca’Oddo, databile tra la fine del V e l’inizio del IV sec.a.C. recante un’iscrizione venetica, che ne dichiara l’appartenenza ad una certa Fugia Andetina Fuginia, probabilmente un’aristocratica di origine patavina, proprietaria di fondi agricoli nella zona.

L’età del bronzo finale. Lo scavo dei “tre scalini”.

L’età del Bronzo finale (1150 – 900 a.C.) è un’epoca di profondi cambiamenti che ha portato all’affermarsi in tutta la penisola italiana di comuni aspetti culturali, definiti protovillanoviani, quali ad esempio nuovi modelli di insediamento, tipi e tecniche della produzione ceramica e metallurgica, e rito funebre incineratorio.

Da questa base comune si sono però evidenziate specificità regionali, in particolare in area padana dove si prefigura un’omogenea e salda identità culturale che prelude allo sviluppo della civiltà veneta nella successiva età del Ferro. Le vicende relative a questo periodo sono documentate nel territorio monselicense sulle ultime propaggini della Rocca, in località Tre Scalini. Qui sono state riconosciute più fasi insediative di un settore dell’abitato che ha restituito tracce di infrastrutture (piani pavimentali in terra battuta, alcune buche dei pali portanti, focolari) e ceramica domestica, da fuoco e da mensa, accanto a scarti di lavorazione che attestano l’attività di produzione della ceramica, dell’ osso-corno e l’attività metallurgica. Anche in questo caso la vicinanza a un antico ramo dell’Adige, che rimarrà attivo almeno fino all’inizio dell’età del Ferro, ha rappresentato il tramite per il coinvolgimento di questo insediamento in dinamiche più ampie.

Le testimonianze emerse presentano forti riscontri con i siti di Montagnana-Borgo San Zeno e Este-Borgo Canevedo. Questi insediamenti hanno potuto beneficiare della vicinanza di risorse naturali -minerarie e silvo-pastorali- dei Colli Euganei e della privilegiata via di scambio rappresentata dal fiume Adige.

Animaletti fittili, età del Bronzo finale (1150 – 900 a.C.)
Rotella in osso–corno, età del Bronzo finale (1150 – 900 a.C.)
Frammento di colino, Bronzo finale (1150 – 900 a.C.)

Tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro. L’abitato presso il canale desturo.

Tra il Bronzo finale e l’inizio dell’età del Ferro (900 A.C. – 890 a.C.) si assiste ad un ripopolamento selettivo del territorio veneto. Pochi ma estesi insediamenti di pianura, come ad esempio Montagnana, e un popolamento diffuso e sparso in area collinare e pedecollinare. Si delinea così, in un territorio che si discosta solo in parte dai confini amministrativi attuali, quella che viene considerata la fase formativa della cultura dei Veneti antichi, che avrà il suo pieno sviluppo nell’età del Ferro.

L’area interessata dal bacino di esondazione del canale Desturo (periferia sud di Monselice) è stata oggetto di indagini archeologiche che hanno permesso di individuare tracce di zone coltivate, dotate di canalizzazioni, riferite proprio alla fase di passaggio tra età del Bronzo ed età del Ferro. A questo periodo risalgono gli splendidi vasi per uso domestico rinvenuti in depositi di scarico in località Vetta, oggi restaurati ed esposti al Sanpaolo.

Scarico di materiale domestico, fine dell’età del Bronzo – inizio dell’età del Ferro (900 a.C. – 890 a.C.)
Vaso biconico, fine dell’età del Bronzo – inizio dell’età del Ferro (900 a.C. – 890 a.C.)
Bollitore, fine dell’età del Bronzo – inizio dell’età del Ferro (900 a.C. – 890 a.C.)
Grande olla, fine dell’età del Bronzo – inizio dell’età del Ferro (900 a.C. – 890 a.C.)
Scodella, fine dell’età del Bronzo – inizio dell’età del Ferro (900 a.C. – 890 a.C.)

L’età del ferro.
Monselice, un centro agricolo tra ateste e patavium. Lo scavo di un’abitazione presso via vetta.

Nell’età del Ferro (800 – 100 a.C.) vede la fioritura e lo sviluppo della civiltà veneta antica i cui abitati vengono generalmente ubicati in posizione di controllo degli assi di comunicazione terrestri e fluviali. Le evidenze archeologiche testimoniano che fin dalla fase inziale i centri più importanti sono Este e Padova che attirano la popolazione del territorio circostante, fungendo così da poli di attrazione.

A partire dal 600 a.C. si assiste invece alla riattivazione delle aree periferiche rispetto ai centri ormai pienamente urbani di Este e Padova, attraverso la nascita o la rifrequentazione di una serie di siti, a vocazione prevalentemente agricola, funzionali al sostentamento delle città. In questa fase l’areale euganeo rappresenta quindi il punto di contatto tra Este e Padova.

A Monselice i rinvenimenti di via Vetta sono collocabili proprio in questa fase e sono da mettere in relazione alla dinamica espansiva del centro urbano di Este. Sono qui emerse strutture e ceramiche da cucina e da mensa riferibili ad ambienti domestici e spazi attigui: buche di palo, piani pavimentali d’argilla, strati di materiale di scarico e silos per la conservazione degli alimenti. In un caso è stato possibile riconoscere sul piano pavimentale un focolare con sottofondo in ceramica frammentata.